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Gruppo Franco Benzi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IO, CICLISTA PENTITO,

VI  SVELO TUTTI I SEGRETI DEL DOPING.

da “Cronache Malatestiane del Terzo Millennio”

Raffaelli Editore 2001

 

di Giuliano Bonizzato

(Socio fondatore Gruppo Cicloturisti ENDAS Rimini)

Se vogliamo fare finalmente chiarezza nel ciclismo, se vogliamo che questo nostro amatissimo sport sopravviva, debbono essere i corridori, per primi, a confessarsi e a denunciare. E questo vale anche per i cicloturisti. La verità è dunque che anche nel mio gruppo amatoriale, tutti, chi più, chi meno, fanno uso di sostanze dopanti. Anche se l’unico finora a essere stato beccato,  mentre dava via l’anima dentro un fosso, è  Nando –da allora soprannominato Nandrolone- che per scalare il Barbotto aveva mescolato nella borraccia il  succo di pompelmo col caffè Borghetti, più tre pizzichi di sale marino.

Personalmente ho fatto uso per anni di un prodotto assolutamente invisibile all’antidoping. Si tratta dell’ “Antonio” (m 2,05x120 Kg) che è in grado di imprimermi una spinta di 35 Km/h su pendenze fino al 15%.  Ico, che sulla vetta vuole arrivare sempre primo e quasi sempre ci riesce in quanto, avendo la seconda casa a Moena è quello di noi con l’ematocrito più alto, mi ha accusato, all’ultima assemblea dell’Endas, di farmi la bomba coi fruttini Zuegg (peraltro introvabili da quando l’indimenticabile Franco ne fece incetta nei supermercati nel lontano 1989). Gliel’ho lasciato credere evitando così che venisse scoperta la verità. L’assunzione di “Antonio” infatti, per avere effetto, doveva rimanere una mia esclusiva e non diventare di uso comune come poi, in effetti è avvenuto, per colpa della solita soffiata. Ma non è stato un sentimento di vendetta ad indurmi a parlare. La molla è scattata quando mi sono reso conto che con una pera di Pagadebit Nino si faceva le discese a ottanta all’ora in curva e in più cantava. E che Roberto riusciva, con mezzo litro di Cagnina, a scalare la “Diavolessa” (da Cesena) col 51/20, mentre gli altri, con la stessa dose, dovevano usare la tripla e andavano in crisi ancor prima di arrivare a Diolaguarda. L’assunzione della stessa sostanza provoca quindi tra i corridori effetti diversi. Per logica conseguenza ognuno, è portato a servirsi  degli stimolanti che reputa più confacenti al suo organismo. Tutti sapevano, ad esempio (ma si son ben guardati dal denunciarlo) che, alla Nove Colli, Mengo, anziché limitarsi a masticarne qualcuno nei tratti più duri come faceva di solito, si è sparato una intera flebo di “moccoli” fin dalla partenza, continuando poi a pedalare come in trance anche dopo i centocinquanta chilometri del percorso fino a raggiungere il Santuario della Madonna delle Grazie di Covignano  dove  i frati l’hanno tenuto una settimana per la disintossicazione.

Ma il segreto più custodito riguarda una droga di Ultima Generazione leggera e nello stesso tempo potente, una vera Bomba da Discoteca. La Mariangela. Averla in testa al gruppo mentre si pedala, fa lo stesso effetto del Nandrolone. 
Iscrivetevi all’Endas Club Franco Benzi prima che ce la sequestrino i N.A.S.  !

 

Giuliano Bonizzato

da “Cronache Malatestiane del Terzo Millennio”

Raffaelli Editore 2001

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